Basato su eventi reali, “Il treno dei bambini”, film presentato alla Festa del Cinema di Roma e tratto dall’omonimo romanzo, ci porta indietro nel tempo per raccontare una storia di umanità e solidarietà. Tra il 1945 e il 1947, l’iniziativa dei “treni della felicità” portò migliaia di bambini in cerca di una vita migliore dopo le devastazioni della guerra.
Quella che potrebbe sembrare una semplice storia del passato, in realtà, riecheggia fortemente nel presente. In un mondo che oggi cerca risposte alle crisi migratorie e sociali, cosa possiamo imparare da quei viaggi di speranza e dalle connessioni che cambiarono le vite di intere generazioni?
Nel secondo dopoguerra, l’Italia di ritrova ad affrontare le conseguenze disastrose del conflitto mondiale. Alcune zone del paese sono state più colpite di altre e molte sono le famiglie che si ritrovano senza nulla, cibo, vestiti, speranze. Le ferrovie e tutti i trasporti pubblici sono allo stremo, ma l’Unione donne italiane (UDI), supportata dal Partito Comunista, crea l’iniziativa dei treni della felicità. Bambini provenienti da famiglie povere di molte città del Sud Italia partirono per raggiungere altre famiglie al Nord. Tra il 1945 e il 1947 è stata compiuta un’impresa storica e 70mila bambini sono stati portati in salvo verso cure, sostegno e una vita migliore.
È una storia accaduta realmente, raccontata spesso da romanzi, documentari e film ma altrettanto facilmente dimenticata. Una storia di unione e solidarietà in cui le mamme affidavano ad altre donne i loro figli, la cosa più preziosa che avevano. Allungavano la loro mano con la certezza che qualcuno dall’altra parte la tendesse a sua volta per accoglierli questi bambini. Tutti contribuivano. Un’operazione organica alla ricostruzione di un paese in macerie materiali e morali.
Il film di Cristina Comencini “Il treno dei bambini”, ha ripreso recentemente il racconto riportando di nuovo a galla non solo i ricordi di quei due anni, ma anche molta speranza. “Secondo me è importantissima la storia di quei due anni, perché c’era un Italia unita in questa ripresa e rinascita dopo la guerra e un esempio importante sono stati questi treni partiti da zone in cui i bambini non avevano nulla – esordisce la regista alla presentazione del film – una cosa straordinaria che racconta quello che noi siamo stati e dice anche quello che potremmo essere”.
In un’epoca segnata da tensioni sociali e dalla complessa realtà delle migrazioni, il tema della solidarietà emerge come un filo conduttore tra passato e presente, mostrando come il superamento delle differenze possa essere una forza trasformativa capace di creare legami duraturi e di arricchire tanto chi riceve quanto chi accoglie. L’esperienza storica dei “treni della felicità” ci invita oggi a ripensare l’accoglienza come un’opportunità di connessione, scambio e crescita collettiva. I viaggi di speranza del passato diventano così un modello per il presente, una dimostrazione di come le barriere culturali e sociali possano essere abbattute a beneficio di tutti.
“Questa è una storia in cui noi ci dovremmo riconoscere, perché noi siamo stati quell’Italia solidale in cui partivano questi treni per creare accoglienza – continua Viola Ardone, scrittrice del romanzo da cui è tratto il film – erano tempi in cui si pensava che se una cosa si poteva fare allora doveva essere fatta”.
da Buone Notizie.it
